Tutte le notizie dal 32° Simposio Internazionale sulla SLA/MND Virtuale 2021

L’Associazione conSLAncio Onlus di Terracina (LT), fondata da Andrea Zicchieri, Membro a pieno diritto dell’International Alliance of ALS/MND Associations (Alleanza Internazionale delle Associazioni SLA/MND), era presente al 32° Simposio Internazionale sulla SLA/MND Virtuale, 7-10 dicembre 2021. Il Simposio è la più grande conferenza al mondo sulla SLA/MND, organizzata dalla Motor Neurone Disease Association. L’edizione 2021 ha ospitato oltre 1.500 delegati da 44 nazioni, incluso medici, ricercatori, pazienti, caregiver ed organizzazioni della comunità SLA internazionale.

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conSLAncio vi presenta il più comprensivo resoconto del simposio in Italiano.

Durante l’inaugurazione dell’evento, l’International Alliance of ALS/MND Associations ha conferito il Premio Forbes Norris Award 2021 al prof. Adriano Chiò, Direttore della Neurologia 1 universitaria e del Centro Regionale Esperto per la SLA dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino. Questo premio rappresenta il massimo riconoscimento globale nel campo clinico SLA e premia la combinazione di due maggiori qualità: la cura e l’assistenza dei pazienti, ed il progresso delle conoscenze scientifiche. Il prof. Chiò è stato premiato per l’attività clinica e di ricerca riconosciute a livello internazionale per diverse ragioni fondamentali che ne giustificano l’impatto. La sua dedizione da oltre trent’anni ai pazienti ed alle loro famiglie, l’impegno ad offrire ad ogni paziente la possibilità di partecipare alla ricerca, la garanzia del rispetto delle scelte personali.

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La nostra consulente scientifico, Dott.ssa Silvia Pozzi, PhD del CERVO Brain Research Centre, Università Laval, Quèbec, Canada ha vinto il 13° Premio Paulo Gontijo Award 2021. Il Premio Paulo Gontijo, noto anche come PG Award, premia dal 2007 giovani ricercatori di tutto il mondo impegnati nella ricerca delle cause e delle cure della SLA. E’ stato pensato durante la vita di Paulo Gontijo che ha lasciato l’eredità di incoraggiare la scienza attraverso la ricerca e la creazione dell’Istituto Paulo Gontijo.

Il manoscritto della Dott.ssa Pozzi pubblicato sulla rivista Journal of Clinical Investigation Insight intitolato, “Monoclonal full-length antibody against TAR DNA binding protein 43 reduces related proteinopathy in neurons” (L’anticorpo monoclonale contro la proteina 43 riduce la proteinopatia correlata nei neuroni), si è distinto vincendo il Premio Gontijo. E’ stato pubblicato sulla rivisita Journal of Clinical Investigation Insight. 2020 Nov 5;5(21):e140420. doi: 10.1172/jci.insight.140420. La Dott.ssa Pozzi ha presentato il suo lavoro alla comunità scientifica presente; come riconoscimento la ricevuto una medaglia d’oro e un finanziamento scientifico di 10.000 dollari. Leggi il comunicato completo cliccando qui.

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Il Dott. David Taylor, Vice Presidente della Ricerca dell’ALS Canada ha vinto il Premio Humanitarian Award 2021 dall’International Alliance of ALS/MND Asssociations. Questo prestigioso riconoscimento onora la dedizione del Dott. Taylor nel migliorare la qualità della vita delle persone affette da SLA/MND, in modo non-scientifico, in tutto il mondo.

 


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conSLAncio ha presentato il primo programma di formazione online, gratuita per caregiver in Italia, disponibile su richiesta 24/7, per pazienti affetti da SLA e malati fragili con patologie croniche.

Il poster presentato da conSLAncio

CMS-09: Zicchieri, A.D., De Rossi, N., Desiderato, A., Conte, S.F., Pozzi, S., De Marchi, F., Contessa, P., Bedlack, R.S., Ayala, J.C., Ghiro, I., “Improving Online Caregiver Training for ALS and Complex Fragile Patients Using Design-Build in Italy” (“Usando un Approccio Progettazione-Costruzione per Migliorare La Formazione Caregiver Online per Pazienti SLA e Malati Fragili Complessi in Italia”):

 


INTRODUZIONE
: L’accessibilità ai corsi di formazione caregiver per pazienti SLA e fragili complessi è diventata più complicata a causa del COVID-19. Questa presentazione esamina come un’associazione multidisciplinare SLA italiana, guidata da un paziente, lavora per migliorare l’accesso attraverso un nuovo corso di formazione online.

METODI: Il progetto integra un approccio innovativo interdisciplinare di “Design-Build” (Progettazione-Costruzione) per migliorare l’accesso alla comunità italiana, integrando il feedback dei pazienti nello sviluppo delle risorse caregiver [1].

RISULTATI: Il lancio di questo nuovo corso online è il primo programma di formazione gratuita per caregiver in Italia, disponibile su richiesta 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana, per pazienti affetti da SLA e malati fragili complessi, che copre 14 tematiche essenziali in un formato di facile utilizzo. Dal suo lancio nel gennaio 2021, i dati preliminari illustrano un’alta iscrizione (136 utenti) nei primi 10 mesi in Italia e Svizzera. Abbiamo ricevuto 36 sondaggi da tutto il Paese con i seguenti risultati: il 97% degli utenti hanno raccomandato il corso ad altri e il 3% degli utenti non l’hanno racommandato perché l’hanno trovato troppo avanzato anche se il contenuto era utile. Gli utenti consistevono di caregiver (42%), operatori socio-sanitari (39%) e altro personale (19%). La maggioranza degli utenti hanno trovato il corso su Facebook (58%) e su internet (18%). Le tematiche più interessanti erano: Nutrizione Artificiale, parenterale ed enterale (72,22%), Alert e procedure d’urgenza durante la nutrizione enterale (66,67%), PEG e SNG: nozioni e gestione quotidiana (61,11%) e Conoscenza degli accessi venosi (61,11%) mentre il 41,67% degli utenti hanno considerato la comunicazione efficace tra caregiver, operatori e malato meno interessante.

DISCUSSIONE: L’approccio “Design-Build” di conSLAncio ha dimostrato di essere benefico a migliorare l’accessibilità ai corsi di formazione caregiver online per pazienti SLA e fragili complessi in Italia. conSLAncio continuerà ad utilizzare questo metodo per avanzare la missione dell’associazione per aiutare la comunità SLA italiana. I risultati hanno mostrato la necessità di un corso di formazione caregiver virtuale, gratuito e disponibile su richiesta per pazienti SLA e fragili complessi sul territorio nazionale italiano per tutti coloro che ne rivestono il ruolo. La maggioranza degli utenti (97%) hanno raccomandato il corso ad altri. Verranno inviati ulteriori promemoria agli utenti per ottenere i sondaggi completati. Anche se abbiamo raggiunto un’ampia iscrizione in tutta Italia, l’espansione dell’offerta del corso continuerà migliorando il contenuto in base al feedback dai campi clinici e di assistenza. Scarica il poster di conSLAncio in fondo della pagina sotto ‘Risorse Correlate’.

 

  1. Zicchieri, A.D., Conte, S.F., De Rossi, N. CMS-27: Using a Design-Build Approach to Improve International ALS Research News Access in Italy. Poster presented at the Motor Neurone Disease Association Virtual 31st International Symposium on ALS/MND, 9-11 December 2020; 2020.

conSLAncio desidera rivolgere una standing ovation alla straordinaria dedizione di pazienti, famiglie, assistenti, volontari della comunità italiana e di tutto il mondo che ci aiutano nella nostra missione:

Ilaria Barone, Mattia Belloni, Alessandro Boaro, Francesco Boccalatte, Lara Brambilla, Valentina Cattero, Simone Cimino, Pier Paolo Comida, Angelica D’Amore, Vittoria A. Farallo, Nicolò Giordano, Ester Luna, Ilaria Luna, Sean Mannion, Nicola Marinelli, Paola Mastracco, Deborah Metzel, Elisabetta Mezzalira, Peter G. Nalepa, Ostap Nalysnyk, Cristina Onesta, Alessandra Pecora, Tiziana Petrozziello, Nicoletta Pireddu, Aleh Plotnikau, Elisabetta Pupillo, Giulia Supino, Luca Zampedri e Cinzia Zicchieri.

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C’erano 28 presentazioni su piattaforma e oltre 350 poster, presentando le ultime novità scientifiche della SLA/MND. Segnaliamo alcuni studi clinici e poster che hanno fornito un aggiornamento importante:

 

C3 – La Dott.ssa Sabrina Paganoni del Sean M. Healey & AMG Center for ALS – Massachusetts General Hospital e Harvard Medical School ha presentato i risultati funzionali e di sicurezza a lungo termine dello studio CENTAUR dell’AMX0035 – una terapia combinata di fenilbutirrato di sodio (PB) e taurursodiolo (TURSA o TUDCA). AMX0035 è stato progettato per ridurre la morte neuronale modificando il reticolo endoplasmatico e la disfunzione mitocondriale. Lo studio CENTAUR era uno studio clinico di fase 2 di 24 settimane con un’estensione in aperto (OLE) fino a 132 settimane – quando a tutti i partecipanti che hanno completato lo studio di 24 settimane è stato offerto il farmaco sperimentale. E’ stato scoperto che un inizio precoce con una durata più lunga del farmaco sono stati associati a un beneficio funzionale a lungo termine, come misurato dal punteggio ALSFRS-R dopo 48 settimane. Una migliore ritenzione delle misure di forza degli arti superiori e dei muscoli respiratori è stata osservata anche nei soggetti che avevano ricevuto il farmaco nello studio CENTAUR.

Il disegno della sperimentazione di fase 3 dell’AMX0035 (PHOENIX) attualmente in corso è stato presentato nel poster CLT-21.

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C4Il prof. Albert Ludolph dell’Università di Ulm, Germania ha presentato i dati del follow-up a lungo termine di uno studio clinico fase 2 del masitinib. Lo studio di fase 2 (noto anche come AB10015) ha precedentemente dimostrato che masitinib, come terapia aggiuntiva al riluzolo, rallenta il tasso di declino funzionale nei pazienti con un tasso di progressione ALSFRS-R di <1,1 punti al mese. Tuttavia, dati di sopravvivenza non erano ancora disponibili. I partecipanti sono stati seguiti per una durata media di 75 mesi (dal momento della diagnosi alla chiusura dell’analisi della sopravvivenza a lungo termine). Nei pazienti con una gravità di malattia lieve o moderata al basale (almeno 2 in ogni componente della scala ALSFRS-R), masitinib ha prolungato la sopravvivenza di 25 mesi rispetto a quelli trattati con solo riluzolo. Questi risultati sono attualmente in fase di verifica in uno studio clinico di fase 3 (AB19001) in soggetti con un punteggio complessivo ALSFRS-R di almeno 26.

L’analisi della sopravvivenza a lungo termine al programma di accesso anticipato del masitinib chiamato Patient Programme viene presentata nel poster CLT-20.

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C5Il prof. Robert Brown dell’Università di Massachusetts Medical Center ha fornito un aggiornamento del NurOwn® dell’azienda BrainStorm Cell Therapeutics, Inc nella sua presentazione intitolata, “NurOwn mira a più pathway di malattia nella sperimentazione fase 3 per la SLA”. NurOwn® è derivato da cellule staminali mesenchimali derivate dal midollo osseo che hanno dimostrato di modificare favorevolmente i biomarcatori neuroprotettivi e neuroinfiammatori del liquido cerebrospinale (CSF) dopo una singola iniezione nel CSF.

Un precedente studio clinico di fase 3 del NurOwn® non ha raggiunto i suoi obiettivi primari. L’obiettivo di questa ulteriore analisi era di valutare gli effetti del trattamento sui biomarcatori CSF e la loro relazione con i risultati clinici.

Cambiamenti statisticamente significativi dei biomarcatori del CSF rispetto al basale sono stati osservati con il trattamento rispetto al placebo nei biomarcatori legati alla neuroinfiammazione, neurodegenerazione e neuroprotezione, coerentemente con gli studi precedenti. Questo suggerisce che il trattamento ha effetti importanti su più meccanismi di danno, sottolineando la necessità di colpire simultaneamente più pathway di malattia.

Leggi i risultati completi della fase 3 appena pubblicati sulla rivista Muscle and Nerve.

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Il prof. Steve Vucic dell’Università di Sydney, Australia, ha presentato i risultati della fase 2 dello studio clinico, randomizzato in doppio cieco, placebo controllato valutando la sicurezza ed efficacia del CNM-Au8 (RESCUE-ALS) in persone con la SLA recentemente diagnosticata. CNM-Au8 è una sospensione acquosa di nanocristalli d’oro altamente sfaccettati, dalla superficie pulita, che ha dimostrato di aumentare l’energia metabolica neuronale, ridurre lo stress ossidativo e migliorare l’omeostasi proteica – tutti associati alla sviluppo della SLA. Quarantacinque persone con SLA hanno ricevuto CNM-Au8 per 36 settimane. Le misure di base includono il punteggio medio MUNIX (una misura della perdita di unità motoria; un’unità motoria è costituita da un motoneurone e da tutta la fibra del muscolo scheletrico, nota anche come sarcomere) e il punteggio ALSFRS-R.

CNM-Au8 è stato trovato sicuro e ben tollerato nei pazienti SLA. La fase 2 ha dimostrato un rallentamento significativo nella progressione della malattia con un miglioramento di sopravvivenza. Sono stati noti miglioramenti significativi nel declino funzionale (ALSFRS-R) e la qualità di vita. CNM-Au8 ha mostrato la tendenza di preservare i motoneuroni inferiori e la funzione respiratoria a 36 settimane dall’avvio. Sono attualmente in corso ulteriori studi clinici per verificare l’efficacia del CNM-Au8. I risultati finali di questo studio determineranno se il bersaglio del fallimento energetico con CNM-Au8 è un valido approccio terapeutico per rallentare la progressione della SLA (Poster CLT-14).

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Il prof. Timothy Miller della Washington University ha fornito un aggiornamento dei risultati dello studio VALOR di fase 3 del tofersen (BIIB067) della Biogen, un oligonucleotide antisenso (ASO) studiato come potenziale trattamento per pazienti SLA con mutazione SOD1. Mentre tofersen non ha soddisfatto l’obiettivo primario nella valutazione funzionale della SLA attraverso la scala ALSFRS-R, le tendenze a favore del tofersen sono state osservate in più misure secondarie ed esplorative dell’attività biologica e funzione clinica, compresa la funzione respiratoria (SVC) e la qualità della vita (ALSAQ-5). Sono inoltre state osservate differenze tra i gruppi tofersen e placebo del 67% e 48% nelle popolazioni a progressione più rapida e più lenta nella catena leggera del neurofilamento nel plasma (NfL), un potenziale marcatore di degenerazione neuronale. Tofersen è stato generalmente ben tollerato, con la maggior parte degli eventi avversi di gravità lieve o moderata; gravi eventi neurologici tra cui mielite (2%) sono stati rari. La totalità delle prove di VALOR e della sua estensione in aperto attualmente in corso ha mostrato risultati migliori se la terapia avviata in fase iniziale di malattia.

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CLT-02: Sono stati riportati i risultati dello studio REFALS-ES, un’estensione in aperto dello studio clinico di fase 3 del Levosimendan. Levosimendan aveva precedentemente dimostrato di avere effetti positivi sulla capacità vitale lenta in posizione supina (SVC) nello studio LEVALS, e si sperava che questi effetti fossero confermati nello studio REFALS. Tuttavia, nè gli obiettivi primari nè quelli secondari dello studio sono stati raggiunti. Ai partecipanti che hanno completato lo studio REFALS di 48 settimane è stata data la possibilità di continuare il trattamento con levosimendan in uno studio di estensione in aperto (OLE) per valutare la sicurezza e l’efficacia a lungo termine del trattamento per le persone affetti da SLA. Un totale di 227 partecipanti dello studio REFALS sono entrati nello studio di estensione e hanno ricevuto levosimendan per una media di 24 settimane. Lo studio ha mostrato un declino in tutte le misure di efficacia, la cui entità era inferiore a quella atteso per il punteggio SVC (possibile bias di selezione). Non sono stati identificati nuovi problemi di sicurezza.

CLT-04: Il prof. Richard Bedlack della Duke University (fondatore del programma ALSUntangled), ha presentato un poster dei risultati di uno studio clinico fase 2 sul Clenbuterolo in pazienti affetti da SLA. Lo studio includeva 25 pazienti per esaminare la sicurezza, la tollerabilità, la progressione di ALSFRS-R, FVC, handgrip e la contrazione muscolare degli arti superiori e inferiori. Il clenbuterolo è un farmaco simile agli steroidi che è stato usato come potenziatore di prestazioni dagli atleti professionisti grazie alla sua capacità percepita di rendere i muscoli più grandi e forti. Questo trattamento ha preservato la funzione motoria e prolungato la sopravvivenza in un modello murino SLA. Uno studio precedente condotto in Italia con un dosaggio basso ha migliorato la forza degli arti e la capacità vitale forzata (FVC) per 6 mesi. I risultati della fase 2 hanno suggerito benefici sulla progressione della SLA, ma lo studio è stato limitato da una piccola dimensione del campione, un grande abbandono e la mancanza di randomizzazione, cecità e controlli con placebo. Tuttavia, uno studio più ampio e tradizionale sembra ora giustificato.

CLT-11: Il trattamento WVE-004 è un oligonucleotide che è stato progettato come una potenzionale terapia modificante per le persone con la malattia C9orf72-SLA/FTD. Lo studio FOCUS-C9 di fase 1b/2a del WVE-004 recluterà 42 pazienti con un’espansione esanucleotidica in C9orf72 e una diagnosi di SLA, FTD o SLA-FTD. Questo studio valuterà la sicurezza e la tollerabilità di diverse dosi del WVE-004 somministrate tramite puntura lombare. Saranno valutati anche i cambiamenti di alcuni biomarcatori nel fluido cerebrospinale, insieme a misure funzionali come il punteggio ALSFRS-R, FVC e Frontotemporal Lobar Degeneration-Modified Clinical Dementia Rating (FTLD-CDR). Questo è uno studio multicentrico con siti nel Regno Unito, Irlanda e Olanda per la comunità europea.

CLT-15: Reldesemtiv è destinato a rallentare il tasso di rilascio del calcio dal complesso regolatore della troponina delle fibre muscolari scheletriche veloci. Rallentando il tasso di rilascio del calcio, reldesemtiv sensibilizza il sarcomero al calcio, portando ad un aumento della contrattilità muscolare. Nello studio di fase 2 del reldesemtiv (FORTITUDE-ALS), l’obiettivo primario del cambiamento della SVC dal basale non è stato raggiunto. Tuttavia, ulteriori analisi hanno suggerito che gli effetti del trattamento sono stati visti maggiormente nei partecipanti con una durata più breve della malattia e con tassi di progressione ALSFRS-R più rapidi prima dell’arruolamento. Queste osservazioni hanno contributo al disegno della sperimentazione di fase 3 in corso del reldesemtiv per la SLA (COURAGE-ALS). L’obiettivo primario dello studio COURAGE-ALS è un cambiamento dal basale nel punteggio totale ALSFRS-R a 24 settimane. Ci sono molto obiettivi secondari. Si prevede che questo studio fornirà prove chiare se un attivatore della troponina scheletrica veloce può avere un ruolo significativo nel trattamento dei pazienti con SLA.

CLT-17: Lo studio clinico di fase 2 del Pegcetacoplan (MERIDIAN), attualmente in corso, sta studiando se la riduzione dell’attività dell’inibitore del complemento C3 può migliorare la sopravvivenza e la funzionalità nelle persone con diagnosi di SLA sporadica. L’infiammazione è una caratteristica chiave alla base di moltre malattie neurodegenerative, compresa la SLA. Nella SLA, il sistema del complemento è stato implicato nell’insorgenza e progressione della malattia. Il sistema del completamento è una parte del sistema immunitario che migliora (completa) la capacità degli anticorpi di eliminare i microbi e le cellule danneggiate da un organismo, promuovere l’infiammazione e attaccare la membrana cellulare dell’agente patogeno (organismo che causa la malattia). Lo studio MERIDIAN determinerà la sicurezza e l’efficacia del pegcetacoplan rispetto al placebo in 228 partecipanti con diagnosi di SLA sporadica che soddisfano i criteri di ammissibilità, per 52 settimane. L’obiettivo primario è la differenza nel punteggio Combined Assessment of Function and Survival (CAFS) a 52 settimane dall’inizio del trattamento. Dopo il periodo controllato con placebo, tutti i partecipanti avranno la possibilità di ricevere pegcetacoplan in un’estensione in aperto (OLE) per altre 52 settimane. Questo è uno studio multicentrico internazionale con 4 siti in Italia.

CLT-13: riferisce ad un programma di accesso allargato per IC14, un trattamento che potrebbe diminuire la neuroinfiammazione migliorando la funzione delle cellule T-regolatorie (T-reg).

CLT-16: discute lo studio clinico di fase 1 del Bosutinib, che è già approvato per il trattamento della leucemia mieloide cronica.

CLT-22: riferisce al studio clinico di fase 2 del PrimeC, una combinazione del Ciproflaxcin e Celecoxib che mira a inibire la progressione della SLA su diversi pathway della malattia.

CLT-26: lo studio clinico REALS-1 di fase 1b/2 dell’Enoxacina ha dimostrato di rallentare il deterioramento della funzione motoria in un modello murino SOD1-SLA.

CLT-27: fornisce un aggiornamento della sperimentazione di fase 2b/3 dell’Ibudilast (COMBAT-ALS).

CLT-30: riferisce al studio clinico di fase 2 che sta valutando la sicurezza e la tollerabilità di AT-1501 in 54 persone con SLA.

CLT-41: RNS60 e SLA: Effetti Biologici e Clinici

Pupillo E1, Beghi E1, Mazzini L2, Bianchi E1, Bendotti C1, Bonetto V1, Luotti S1, Pasetto L1, Tortarolo M.1

1Istituto Di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS, Milano, Italia

2Dipartimento di Neurologia, A.O.U. Maggiore della Carità di Novara, Novara, Italia

INTRODUZIONE: RNS60 è un nuovo farmaco antinfiammatorio e citoprotettivo che ha dimostrato una notevole efficacia in modelli animali di neuroinfiammazione e neurodegenerazione. In uno studio pilota in aperto, sono state dimostrate la fattibilità, la sicurezza e la tollerabilità della somministrazione di RNS60 a lungo termine in soggetti affetti da SLA.

METODI: I risultati di studi precedenti effettuati su RNS60 ci hanno spinto a organizzare un nuovo studio multicentrico, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, a gruppi paralleli, sull’uso di RNS60 in pazienti con SLA che è stato recentemente completato. I pazienti sono stati randomizzati a ricevere RNS60 (attivo) o placebo, con la concomitante assunzione di riluzolo (50 mg due volte al giorno). RNS60 o placebo sono stati somministrati per via endovenosa una volta alla settimana e inalato tramite nebulizzazione ogni mattina nei restanti giorni della settimana. Questo schema terapeutico è stato seguito per 24 settimane. Ciascun paziente è stato monitorato per 48 settimane (trattamento di 24 settimane + follow-up di 24 settimane) o fino alla morte, a seconda di quale evento si fosse verificato per primo. Per ciascun paziente sono stati raccolti campioni di sangue per l’analisi dei biomarcatori (a livello di RNA e proteine) il primo ​​giorno di trattamento e alla settimana 4, 12, 24 e 48. La sicurezza e l’efficacia sono state valutate mediante esame fisico, segni vitali e la valutazione e registrazione di eventi avversi. I cambiamenti nella disabilità e nella qualità della vita sono stati valutati utilizzando la scala ALSFRS-R, la capacità vitale forzata (FVC) e la scala ALSAQ-40.

OBIETTIVI: Obiettivo primario: misurare l’effetto del trattamento con RNS60 su biomarcatori farmacodinamici selezionati, tramite prelievo di sangue periferico di pazienti con SLA trattati contemporaneamente con riluzolo. I marcatori candidati erano: MCP-1, ciclofilina A, actina nitrata, 3-nitrotirosina, IL-17, NfL e Tregs (misurati tramite FOXP3 e CD25 mRNA). Obiettivi secondari: l’effetto sulla compromissione funzionale, misurata dalla scala ALSFRS-R; l’effetto sulla funzione respiratoria misurato dalla capacità vitale forzata (FVC); l’impatto sulla qualità della vita misurato dalla scala ALSAQ-40 (5 domini: mobilità fisica, ADL e indipendenza, mangiare e bere, comunicazione, reazioni emotive); l’effetto sull’autosufficienza definito come un punteggio di 3 o superiore su tutti e 3 i domini riguardanti l’attività del camminare, tagliare cibo e maneggiare utensili, deglutire della scala ALSFRS-R; l’effetto sulla sopravvivenza (definito come essere vivi senza tracheostomia); la tollerabilità e la sicurezza di RNS60 attraverso l’identificazione di eventi avversi imprevisti.

RISULTATI: sono stati arruolati 147 pazienti, 99 donne e 48 uomini, di età compresa tra 30 e 77 anni, con SLA definita, probabile o probabile supportata da esami di laboratorio e compromissione funzionale da lieve a moderata al momento del ricovero. La SLA ad esordio spinale è stata documentata nell’85,7% dei casi.

DISCUSSIONE: Sono concluse le analisi statistiche dello studio e saranno rese presto pubbliche tramite la pubblicazione su una rivista scientifica indicizzata.

RINGRAZIAMENTI: Gli autori sono molto grati all’Associazione ALS, ALS Finding a Cure e “GET OUT ONLUS” per il supporto allo studio; società Revalesio per la messa a disposizione del prodotto attivo e del placebo; Massachussets General Hospital Center for Innovation and BioInformatics per la messa a disposizione della scheda raccolta dati elettronica; Dr. Shoenfield presso il Massachussets General Hospital per i suggerimenti sulla preparazione del piano di analisi statistiche.

Segui lo stato attuale e particolari di questi studi e qualsiasi altro in corso visitando l’elenco di sperimentazioni SLA-LIVE su conSLAncio.

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IVT-19: WWOX causa disfunzioni mitocondriali nella sclerosi laterale amiotrofica

Tiziana Petrozziello1, Spencer E. Kim1, Alexandra N. Mills1, Sali M.K. Farhan2,3, Jennie Roy4, Khashayar Vakili5, James D. Berry1, James A. Walker4, Ricardo Mouro-Pinto4, Ghazaleh Sadri-Vakili1

1 Sean M. Healey & AMG Center for ALS at Mass General, Massachusetts General Hospital, Boston, MA, 02129, USA

2 Analytic and Translational Genetics Unit, Department of Medicine, Massachusetts General Hospital and Harvard Medical School, Boston, MA 02114, USA

3 Program in Medical and Population Genetics, Broad Institute of MIT and Harvard, 7 Cambridge Center, Cambridge, MA 02142, USA

4 Center for Genomic Medicine, Massachusetts General Hospital, Boston, MA 02114, USA

5 Department of Surgery, Boston Children’s Hospital, Boston, MA 02125, USA

INTRODUZIONE: La Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) è una malattia neurodegenerativa che colpisce principalmente i moto neuroni. Ad oggi, le nostre conoscenze circa i meccanismi molecolari che causano la SLA sono ancora scarse e, di conseguenza, le terapie per la SLA sono poco o per nulla efficaci. Per questo motivo, identificare gli eventi molecolari che portano alla perdita dei moto neuroni è fondamentale. Un esempio è rappresentato dalla via di segnalazione molecolare mediata dalla proteina WWOX. Alterazioni nella funzione di WWOX sono state già descritte in altre malattie neurodegenerative: per esempio, mutazioni nel gene codificante per WWOX causano convulsioni, epilessia ed atassia cerebellare. Inoltre, una riduzione significativa della proteina WWOX è stata riportata in cervelli post-mortem di pazienti affetti dal morbo di Alzheimer. Precisamente, WWOX regola l’attività della catena di trasporto degli elettroni mitocondriale e riduce lo stress ossidativo tramite il suo dominio funzionale SDR ad attività ossidoreduttasica. Siccome disfunzioni mitocondriali e stress ossidativo sono eventi patogenetici precoci nello sviluppo della SLA, abbiamo ipotizzato che alterazioni nella proteina WWOX possono contribuire a queste disfunzioni.

METODI: Omogenati proteici sono stati ottenuti da cortecce motorie post-mortem derivate da pazienti SLA e pazienti sani. Esperimenti di western blot sono stati condotti per misurare i livelli di WWOX nelle cortecce motorie. Nuove varianti genetiche nel gene codificante per WWOX sono state identificate attraverso i data sets ALSKP (ALS Knowledge Portal) e Progetto MinE. Per valutare possibili alterazioni nei livelli di ATP e misurare lo stress ossidativo, il rapporto ADP/ATP e l’attività delle aconitasi citosolica e mitocondriale sono state misurate in cellule SH-SY5Y dopo aver silenziato WWOX (siWWOX) o dopo trattamento con proteine WWOX ricombinanti. La vitalità cellulare è stata misurata con saggi di MTT dopo trattamento con proteine WWOX ricombinanti.

RISULTATI: I nostri risultati dimostrano una riduzione significativa nei livelli di WWOX in cortecce motorie post-mortem derivate da pazienti SLA e tale riduzione correla con una progressione più veloce della malattia. Inoltre, diverse varianti nel gene WWOX sono state identificate nei pazienti SLA: una di queste varianti è una mutazione da codone di stop localizzata all’aminoacido 261 (WWOX261E) nella regione di legame ai mitocondri del dominio SDR. I nostri risultati hanno dimostrato che il trattamento con la proteina ricombinante WWOX261E riduce i livelli di ATP, aumenta i livelli dei radicali liberi dell’ossigeno (ROS) e causa morte cellulare nelle cellule SH-SY5Y. Inoltre, siWWOX ha ridotto l’attività dell’aconitasi citosolica e dell’aconitasi mitocondriale dimostrando un aumento dei ROS nelle cellule SH-SY5Y e supportando una relazione tra la riduzione dei livelli proteici di WWOX e l’aumento dello stress ossidativo nella SLA. Questi risultati sono coerenti con altri nostri dati che dimostrano una riduzione significativa dei livelli di due proteine della catena di trasporto degli elettroni, l’ossidasi del citocromo c del complesso IV (chiamata anche COX II) e l’ATP sintetasi del complesso V (chiamata anche ATP5A) in cortecce motorie post-mortem ottenute da pazienti SLA.

CONCLUSIONE: I nostri risultati suggeriscono che la perdita di WWOX così come mutazioni nel gene codificante per WWOX possono causare o peggiorare le disfunzioni mitocondriali nella SLA e, di conseguenza, possono peggiorare la progressione della malattia.


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BIO-16: L’analisi a signola cellula delle risposte neuroinfiammatorie rivela nuove indicazioni sul potenziale terapeutico della proteina GPNMB nella SLA

Mauro G Spatafora1, Danilo Pellin2, Arash Davari Serej1, Gianluca Di Nolfi1, Andrea Gazzano1, Daniela Curti1, Shigeru Yokoyama4, Teuta Domi3, Alessandra Biffi2, Nilo Riva3, Marco Peviani1,2

1Dipartimento di Biologia e Biotecnologia, Università di Pavia, Pavia, Italia

2Dana-Farber/Boston Children’s Cancer and Blood Disorders Center, Boston, MA, USA

3Dipartimento di Neurologia-INSPE, Istituto Scientifico San Raffaele, Milano, Italia

RIASSUNTO:

Nonostante i motoneuroni (MN) siano le cellule primariamente colpite dalla degenerazione nella SLA, diverse evidenze suggeriscono che la neuroinfiammazione contribuisce attivamente alla patologia. Le risposte neuroinfiammatorie nella SLA sono eterogenee poiché riflettono non solo l’entità della morte neuronale in diversi distretti del sistema nervoso centrale, ma anche un coinvolgimento variabile delle cellule gliali nelle risposte rigenerative messe in atto in conseguenza del danno neuronale. Comprendere questa eterogeneità potrebbe consentire di identificare critici meccanismi molecolari o sottopopolazioni cellulari la cui modulazione potrebbe migliorare l’efficacia degli approcci terapeutici per questa malattia.

In questo studio ci siamo serviti di un modello animale di SLA, il ratto transgenico (TG) che esprime il gene SOD1 con la mutazione Gly-93/Ala. In questo modello abbiamo indagato l’eterogeneità delle risposte microgliali in sei regioni del cervello e del midollo spinale caratterizzate da diversa gravità della neurodegenerazione in due fasi della malattia (all’esordio dei sintomi e nello stadio sintomatico avanzato). La microglia è stata isolata e sottoposta all’analisi trascrizionale a singola cellula. Questo metodo ha consentito di ottenere un profilo molto preciso dell’espressione genica di ciascuna cellula in funzione del distretto anatomico e dello stadio della patologia. I dati sono stati poi convalidati mediante ibridazione in situ (RNAscope) combinata con immunoistochimica condotta su campioni di midollo spinale di ratti TG SOD1.G93A.

Dalle nostre analisi è emerso che Gpnmb è uno dei geni maggiormente espressi in due sottopopolazioni microgliali specificamente arricchite nel midollo spinale degli animali SOD1.G93A: una sottopopolazione Gpnmb+ (che è presente solo negli animali allo stadio sintomatico) mostra un profilo antinfiammatorio e neuroprotettivo; mentre la seconda popolazione Gpnmb+ (rilevata solo nella fase precoce della malattia) mostra un profilo tipicamente proinfiammatorio. Le analisi condotte sul midollo spinale hanno evidenziato l’espressione di Gpnmb principalmente nei MN in condizioni sane. Tuttavia, negli animali TG sia i livelli di mRNA che di proteina ​​diminuiscono nei MN mentre sono sovraregolati nelle cellule microgliali reattive man mano che la malattia progredisce. Gpnmb è una proteina transmembrana che può essere scissa per rilasciare un peptide solubile misurabile nel sangue o nel liquido cefalorachidiano (CSF). Combinando RNAscope con anticorpi specifici per il dominio transmembrana rispetto al dominio extracellulare di Gpnmb, abbiamo evidenziato un ruolo critico delle cellule microgliali nella sintesi e nel rilascio del peptide solubile di Gpnmb (sGpnmb) soprattutto nelle ultime fasi della malattia. Parallelamente, l’analisi del siero e del CSF nei ratti TG (corroborate dalle misurazioni condotte nel sangue dei pazienti affetti da SLA) ha evidenziato un aumento significativo di sGpnmb quando la patologia è più grave.

sGpnmb è stato precedentemente proposto come potenziale fattore neuroprotettivo in modelli cellulari e animali di SLA. Tuttavia, è stato recentemente osservato che l’aumento di Gpnmb a livello del CSF è correlato a una prognosi sfavorevole nei pazienti. Il nostro studio ha evidenziato che Gpnmb potrebbe essere parte di una risposta riparativa dalla microglia reattiva messa in atto tardivamente per contrastare la neurodegenerazione. Pertanto, attualmente stiamo esplorando nuove strategie volte a verificare il potenziale terapeutico di Gpnmb nelle fasi precoci della malattia avvalendoci anche della misurazione dei livelli di sGpnmb nel CSF e nel siero, come strumento per monitorare la risposta al trattamento.

FINANZIAMENTI: ALSA 20-IIA-525

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BIO-17: Ricerca di biomarcatori nelle biopsie liquide al fine di migliorare prognosi e terapia nelle malattie dei motoneuroni

De Marchi F1,2, Raineri D1,3, Vilardo B1,3, Bebeti A1,2, Cappellano G1,3, Chiocchetti A1,3, Mazzini L1,2

1Università del Piemonte Orientale, Novara, Italia

2Centro SLA, A.O.U. Maggiore della Carità di Novara, Novara, Italia

3Dipartimento di Scienze della Salute, Centro Interdisciplinare di Ricerca sulle Malattie Autoimmuni (IRCAD), Novara, Italia

INTRODUZIONE: La Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) è una patologia neurodegenerativa ad interessamento motoneuronale. La patogenesi è complessa e presuppone l’interazione di fattori intrinseci (mutazioni genetiche, alterata funzionalità neuronale e/o gliale, neuroinfiammazione ed eccitotossicità) ed estrinseci. In questo contesto si colloca lo studio del sistema immunitario, importante regolatore dell’equilibrio tra fenomeni neuroprotettivi e stati neurotossici, e delle microvescicole (MV), agenti modulatori della funzione cellulare in qualità di vettori di informazioni biologiche e fautori di meccanismi patogenetici.

OBIETTIVO: Lo scopo dello studio è l’identificazione di potenziali marcatori diagnostici, prognostici e/o terapeutici di malattia attraverso la valutazione del pannello di espressione immunofenotipica e microvescicolare nei pazienti SLA in comparazione a controlli sani.

RISULTATI: E’ emersa un’aumentata espressione di linfociti T citotossici (CD8+; CTL), e una ridotta espressione di linfociti T helper (CD4+) nei pazienti rispetto ai controlli. Si osserva elevato livello di cellule CD8+ nei pazienti bulbari e di cellule CD4+ nei pazienti con fenotipo spinale. E’ stata osservata una riduzione dei livelli di linfociti CD4+ e CD8+ nei pazienti con SLA ad esordio precoce. Inoltre, è stato riscontrato un incremento dei livelli di cellule NK ed una riduzione dei livelli di linfociti T circolanti e plasmacellule correlato ad ALSFRS-R al T0. Non sono emerse differenze statisticamente significative tra il gruppo di pazienti ed il gruppo di controllo riguardo la secrezione microvescicolare.

CONCLUSIONI: I risultati ottenuti appaiono in accordo con i dati riportati in letteratura: i linfociti T helper giocherebbero, infatti, un ruolo primario nella prevenzione e nel rallentamento dello sviluppo e della progressione della malattia. Contrariamente, le cellule NK e CD8+ promuoverebbero la perpetuazione della malattia, lo sviluppo di un fenotipo bulbare della stessa ed il declino funzionale dei pazienti.


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BIO-19: Strumenti di micro-campionamento a confronto nella SLA

Vittoria Lombardi1, Luca Zampedri1, Aisha Ahmed1, Iman Khwaja2, Yoana Bobeva2, Fabiola Puentes1, Ozlem Yildiz3, Andrea Malaspina1

1Institute of Neurology, UCL, London, United Kingdom

2Blizard Institute, Queen Mary University of London, London, United Kingdom

3Norfolk and Suffolk NHS Foundation Trust, London, United Kingdom

RIASSUNTO:

La mancanza di biomarcatori per una diagnosi precoce dei disturbi neurodegenerativi ha rallentato lo sviluppo di terapie i cui effetti sarebbero potuti migliorare da un intervento tempestivo. La ricerca di strumenti per la diagnosi precoce potrebbe essere una delle soluzioni a questo problema.

I neurofilamenti a catena leggera (Nf-L), sono un prodotto della degenerazione assonale, ad oggi considerati validi biomarcatori per la diagnosi di sclerosi laterale amiotrofica (SLA) una malattia neurodegenerativa fatale.
La presenza di neurofilamenti è facilmente rilevata nel liquido cerebrospinale, ma lo sviluppo di tecniche più avanzate ha reso possibile la misurazione di NfL anche nel plasma, evitando procedure invasive.
Tuttavia, gli affollamenti nei reparti ambulatoriali, i costi per il processamento dei campioni e per la crio-conservazione dei campioni hanno spinto gli scienziati a esplorare nuove metodologie per facilitare studi di biomarcatori su larga scala.

La raccolta a distanza mediante strumenti di micro-campionamento è un modo rapido ed economico per ottenere campioni di sangue, il loro utilizzo può essere fattibile in ambiente non ospedaliero, non è costoso e consente di risparmiare energia.
In questo studio abbiamo testato la possibilità di utilizzare questo approccio misurando Nf-L in frazioni di sangue ottenute da diversi strumenti di micro-campionamento disponibili in commercio.

Abbiamo utilizzato tre diversi strumenti con diverse tecnologie: i  Dry Blood Spots (DBS), realizzati con un filtro di carta standard che mantiene stabile il sangue intero a temperatura ambiente, i Dry Plasma Spots (DPS) che utilizza un sistema multistrato di filtri in grado di separare 7ul di plasma da due gocce di sangue intero, ed infine, i Quantitative Dry Blood Spot (qDBS), un’evoluzione delle standard DBS cards, le quali sono in grado di misurare una quantità precisa di sangue intero (10ul) in tutti i campioni.

DBS, DPS e campioni di plasma sono stati ottenuti da pazienti e controlli sani, NfL è stato misurato utilizzando piattaforme ad alta sensibilità.

Sia DPS che qDBS hanno mostrato un’elevata correlazione con le misurazioni di NfL nel plasma, mentre l’uso di DBS mostra prestazioni significativamente inferiori a causa della diversità di ematocrito tra pazienti. Questa diversità causa una distribuzione diversa del sangue intero sulla carta, comportando un’errata valutazione dei biomarcatori. DPS e qDBS riescono, però, ad ovviare questo ostacolo, rivelandosi un metodo pratico ed economico per il prelievo a distanza di emoderivati.

Lo studio, ancora in corso, valuterà altri strumenti commerciali con l’obiettivo di trovare la migliore soluzione per una diagnosi precoce dei pazienti con SLA.

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BIO-27: Modelli misti basati su biomarcatori del sangue per prevedere il tasso di progressione nella Malattia del Motoneurone

Bongioanni P.1,2, Ghiasi S.3, Baldini A.3, Greco A.3, Del Carratore R.4

1Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, Pisa, Italia

2NeuroCare onlus, Pisa, Italia

3“Centro Piaggio” – Università di Pisa, Pisa, Italia

4Istituto di Fisiologia Clinica,CNR – Pisa, Italia

INTRODUZIONE: Le malattie del motoneurone (MND) sono malattie neurodegenerative letali ed eterogenee caratterizzate da sintomi e velocità di progressione (PR) differenti che rendono estremamente complicata la loro prognosi. Precedenti studi hanno proposto di utilizzare i dati del sangue per supportare la diagnosi differenziale [1] e la prognosi delle MND. Tuttavia, una relazione chiara e rigorosa tra la PR della malattia ed i biomarcatori ematici è ancora lontana dall’essere chiaramente compresa.

OBIETTIVI: In questo studio, abbiamo inteso studiare il PR di malattia in funzione esclusivamente di biomarcatori ematici.

METODI: A tal fine, abbiamo analizzato il nostro dataset che include 692 osservazioni da 55 pazienti relativamente a 108 analiti ematici ed informazioni cliniche raccolte circa ogni 3 mesi negli ultimi 10 anni. Abbiamo applicato modelli misti lineari a ciascun analita con l’obiettivo di modellare il PR della malattia. Per considerare l’interdipendenza delle nostre osservazioni relative alle misure ripetute ed alla variabilità del soggetto, abbiamo applicato il modello misto di intercettazione casuale e pendenza casuale utilizzando ciascun analita del sangue come singolo predittore del modello. Per testare l’ipotesi nulla che ogni analita del sangue non abbia alcuna correlazione con il PR della malattia, abbiamo applicato il test del rapporto di verosimiglianza.

RISULTATI: Tra tutti gli analiti testati, 10 di essi (α e α-globuline, velocità di eritrosedimentazione, monociti, eosinofili (numero assoluto e percentuale), immunoglobuline M, CD45RA, E-selectina e βinterferone) hanno contribuito in modo significativo al modello di regressione (p < 0,05). Sebbene la varianza spiegata da ciascuno dei 10 modelli completi (cioè, compreso l’effetto casuale) fosse molto alta (> 90%), la varianza marginale spiegata da 9 su 10 analiti significativi era inferiore all’1%. Al contrario, l’interferone ha rappresentato il 17% della varianza spiegata dal solo analita.

DISCUSSIONE: I nostri risultati supportano l’ipotesi della presenza di una componente immunologica nella patogenesi e nella fisiopatologia delle MND ed in generale riconfermano l’importanza degli analiti del sangue come biomarcatori prognostici di malattia.

Ref.: 1. Greco A. et al. Scientific Reports 2021, 11:1-14.

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BIO-29: Ruolo dell’unità neurovascolare e dello stress ossidativo nella patogenesi della Sclerosi Laterale Amiotrofica

Elena Grossini1, Divya Garhwal1, Sakthipriyan Venkatesan1, Angelica Mele1, Massimo Saraceno1, Ada Scognamiglio1, Fabiola De Marchi1, Letizia Mazzini1

1Università del Piemonte Orientale, Novara, Italia

INTRODUZIONE: La Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) è una grave malattia neurodegenerativa caratterizzata da degenerazione selettiva de primo e secondo motoneurone. L’incidenza della SLA negli Stati Uniti e in Europa è di 2,16 casi ogni 100.000 abitanti. La malattia comprende una forma sporadica, che rappresenta l’85-90% dei casi, e una variante familiare, responsabile del 10-15% dei casi. Esistono vari e diversi meccanismi patogenetici che colpiscono i motoneuroni, tra cui lo stress ossidativo, la neuroinfiammazione, le anomalie mitocondriali, l’eccitotossicità correlata al glutammato e fattori tossici. Attualmente non esiste una terapia in grado di invertire il corso della SLA e questo evidenzia la necessità di sperimentare nuovi approcci farmacologici per rallentare la progressione della malattia. In questo contesto si inserisce l’acetil-L-carnitina (ALCAR), sostanza ad effetto neurotrofico e protettivo.

OBIETTIVO: L’obiettivo principale dello studio è stato quello di analizzare il sistema redox nel plasma di pazienti con SLA e valutarne l’effetto sullo stress ossidativo e sulla funzione mitocondriale nelle cellule vascolari endoteliali derivate dal cordone ombelicale umano (HUVEC) e astrociti.

MATERIALI E METODI: Lo studio è stato condotto su 20 pazienti con diagnosi di SLA appartenenti al Centro Esperto Regionale SLA (CRESLA) della Clinica Neurologica di Novara nel periodo settembre 2020 – maggio 2021, confrontati con un gruppo di controllo appaiato per sesso ed età. Sono stati prelevati campioni di sangue da pazienti e controlli per valutare il sistema redox, l’NO plasmatico e l’effetto del plasma sullo stress ossidativo e sulla funzione mitocondriale in HUVEC e astrociti. La misurazione del rilascio di NO è stata effettuata sulle HUVEC. Lo studio prevedeva una valutazione clinica per ogni paziente abbinata ad un prelievo di sangue utilizzato per analizzare i suddetti parametri al momento della diagnosi (T0). Dopo l’avvio di ALCAR, le stesse indagini sono state ripetute a tre mesi (T1) e sei mesi (T2) dall’inizio della somministrazione

RISULTATI: Al T0 abbiamo riscontrato un aumento dei livelli di TBARS (marker di perossidazione lipidica), una netta riduzione del GSH (antiossidante) rispetto ai controlli e, per la prima volta, una riduzione dell’NO plasmatico nei pazienti. Le quantificazioni plasmatiche ripetute al T1 per 16 pazienti hanno mostrato un miglioramento dello stato redox in tutti i soggetti analizzati, mentre i livelli di NO erano paragonabili a quelli del T0. Questi risultati sono stati confermati dalla misurazione dei parametri plasmatici al T2, valutata su 4 pazienti, che hanno evidenziato un aumento del GSH e una riduzione dei TBARS rispetto al T1 e nessuna variazione significativa dell’NO rispetto al T1. Gli esperimenti condotti sulle HUVEC e sugli astrociti, trattati con il plasma dei 5 pazienti al T1, hanno dimostrato un netto miglioramento della vitalità cellulare e del potenziale di membrana mitocondriale, e una riduzione del rilascio di mitoROS (ROS mitocondriali), sia nelle HUVEC che negli astrociti, rispetto a quanto osservato col plasma prelevato al T0. Questo miglioramento è stato confermato per la vitalità cellulare al T2 nei due pazienti esaminati.

CONCLUSIONI: I risultati ottenuti confermano il ruolo centrale esercitato dallo stress ossidativo nella SLA e suggeriscono come l’azione di fattori plasmatici sconosciuti causi disfunzione mitocondriale, a sua volta in grado di indurre un aumento del rilascio di mitoROS. Lo stress ossidativo risultante, insieme al collasso del potenziale di membrana mitocondriale, avrebbe come effetto finale una riduzione della vitalità cellulare. Inoltre, la terapia ALCAR risulta in grado di migliorare significativamente i parametri dello stato redox plasmatico e cellulare dei pazienti in studio.

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COG-23: Il senso di isolamento sociale è associato al funzionamento psicologico-comportamentale nei pazienti con sclerosi laterale amiotrofica

Monica Consonni PhD1, Eleonora Dalla Bella MD1, Enrica Bersano MD1,2, Veronica Faltracco MSc 1, Alessandra Telesca MSc1,3, Elena Ilaria Giuga MSc1, Anna Nigri4 , Maria Grazia Bruzzone 4, Giuseppe Lauria MD1,2

1UOC Neurologia 3 – Neuroalgologia, Fondazione IRCCS Istituto Neurologico “Carlo Besta”, Milano, Italia

2Dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche “Luigi Sacco”, Università degli Studi di Milano, Italia

3Dipartimento di Medicina e Chirurgia, Università di Milano-Bicocca, Milano, Italia

4Dipartimento di Neuroradiologia, Fondazione IRCCS Istituto Neurologico “Carlo Besta”, Milan, Italy

INTRODUZIONE: La solitudine, intesa come percezione soggettiva di isolamento sociale, ha un impatto negativo sulla salute mentale e fisica delle persone. Negli anziani rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo di demenza. Nella SLA, è stato descritto un legame tra senso di solitudine e problematiche di matrice psicologica sia nei pazienti che nei caregiver. Ma ancora non si conosce il rapporto tra solitudine e funzionamento cognitivo e alterazioni comportamentali nella SLA.

OBIETTIVI: Esplorare l’associazione tra il senso di solitudine e le alterazioni neuropsicologiche nei pazienti con SLA

METODI: La solitudine è stata misurata utilizzando la scala di solitudine UCLA a 3 elementi (intervallo: 0-6 punti; assenza di solitudine: 0 punti, solitudine lieve/moderata: 1-3 punti, solitudine elevata: 4-6 punti) in 200 pazienti con SLA. Per valutare l’efficienza cognitiva e la cognizione sociale sono stati utilizzati l’Edinburgh Cognitive and Behavioral ALS Screen, il Story-based Empathy Task e l’Ekman 60-Faces Test. I sintomi comportamentali sono stati valutati con il Frontal Behavioral Inventory (FBI-ALS) e la Dimensional Apathy Scale (DAS). Sono state utilizzate anche scale autosomministrate per la valutazione dell’umore (HADS-MND), dell’alessitimia, della regolazione emotiva (DERSF) e misure della qualità della vita (QoL). Il test Spearman rho e Jonckheere-Terpstra ha esaminato i fattori principalmente associati ai punteggi della scala della solitudine UCLA. Il livello di significatività è stato fissato a ≤0.001.

RISULTATI: Nella nostra coorte, 126 pazienti (62%) non hanno riportato solitudine, 70 (33%) sono stati classificati come soli/moderatamente soli; e 10 (5%) si sentivano molto soli. I punteggi UCLA erano significativamente associati alle scale comportamentali, in particolare a: FBI (N=161; Rho=-0,338), DAS (N=147; Rho=-0,376), depressione (N=99; Rho=0,402), ansia (n=199; Rho=0,297), alessitimia (n=167, Rho=0.303), DERSF (N=176, Rho=0.447) e ai punteggi di QoL (N=186; Rho=-0.413). Sono state trovate correlazioni significative tra solitudine e abilità cognitive. La disabilità motoria e la durata della malattia non erano correlati il senso di solitudine. È stato osservato un effetto significativo (p <.001) che associa il grado di solitudine alle alterazioni comportamentali (Z=4.109), inclusa l’apatia (Z=4.469), la depressione (Z= 5.457), la disregolazione emotiva (Z= 5,793) e la QoL (Z= -5.038).

CONCLUSIONE: I nostri risultati suggeriscono che l’appagamento delle relazioni sociali, ossia la percezione di essere coinvolti e soddisfatti delle proprie relazioni, è associata a un senso di benessere che è slegato dalla disabilità motoria. I pazienti che hanno riferito di sentirsi soli non necessariamente erano negli stadi più avanzati di malattia. La solitudine sembra essere invece legata ad aspetti psicologico-comportamentali. Nel nostro campione i pazienti con maggior senso si solitudine avevano maggiori alterazioni comportamentali, maggiore apatia, alti livelli di depressione e alterata consapevolezza emotiva. Il senso di solitudine non ha invece minato le loro capacità cognitive, nemmeno le abilità nell’attribuzione e riconoscimento delle emozioni altrui. La relazione tra solitudine e alterazioni psicologico-comportamentali è probabilmente bidirezionale; in alcune situazioni può fungere da fattore di rischio e in altre può essere la conseguenza di questi sintomi. In ogni caso, prestare attenzione alla dimensione sociale anche nelle fasi precoci di malattia permetterebbe ai clinici di avviare un intervento multidisciplinare utile per i pazienti.

RINGRAZIAMENTI: Questo lavoro è stato finanziato dalla Fondazione Regionale per la Ricerca Biomedica, Regione Lombardia (TRANS-ALS; 2015-0023) e dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, Regione Lombardia (POR FESR 2014-2020; 1157625). Si ringraziano i pazienti e i loro caregiver afferenti al Centro di Malattia del Motoneurone della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano per la disponibilità dimostrata.

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Il simposio se concluso con la presentazione di due premi:

Il Premio Healey Center International Prize for Innovation in ALS 2021. Questo premio di 50.000 dollari è stato conferito al Pooled Resource Open-Access ALS Clinical Trials database (database PRO-ACT), la più grande raccolta di dati di studi clinici sulla SLA nel mondo. Il database PRO-ACT è stato fondato da un paziente SLA, Avi Kremer, fondatore dell’organizzazione no-profit Prize4Life, che ora fa parte dell’ALS Association (ALSA) e il Neurological Clinical Research Institute presso il Massachusetts General Hospital dal 2019. L’obiettivo del database PRO-ACT è di aiutare i ricercatori di tutto il mondo a trovare trattamenti migliori e potenzialmente una cura per la malattia neurologica progressiva. Il database contiene oltre 11.000 cartelle de-identificate di pazienti che hanno parteciato a 23 studi clinici di fase 2 e fase 3. Gli scienziati di tutto il mondo che lavorano in ambito SLA hanno accesso libero al database, che fino ad oggi ha contribuito ad almeno 70 pubblicazioni di ricerca. Il Premio Healey Center International Prize for Innovation in ALS viene assegnato ogni anno per riconoscere il lavoro “che catalizza scoperte eccezionali che portano a un progresso trasformativo nello sviluppo della terapia nella SLA”.

 

L’ultimo premio:

Il Drs. Ayeez and Shelena Lalji & Family ALS Endowed Award for Innovative Healing Award 2021, è stato conferito al prof. Michael Coleman dell’Università di Cambridge e al prof. Marc Freeman della Oregon Health & Science University per la loro scoperta rivoluzionaria di regolatori chiave della salute e della degenerazione assonale (NMNATs, SARM1) che consente la scoperta di farmaci per migliorare e promuovere la salute assonale nella SLA e in altre malattie. Il valore del premio è un finanziamento di 40.000 dollari. Il 32° Simposio Internazionale sulla SLA/MND 2021 ha inaugurato il primo conferimento del premio con la Dott.ssa Merit Cudkowicz, M.D., M.Sc, Direttore del Sean M. Healey / AMG Center for ALS presso il Massachusetts General Hospital e da i Dott.ri Ayeez e Shelena Lalji.

conSLAncio ringrazia, a nome di tutti gli associati e di tutti i malati di SLA che seguono i nostri canali.

Il prossimo 33° Simposio Internazionale sulla SLA/MND avrà luogo a San Diego, California, Stati Uniti, nel periodo 7-9 dicembre 2022.

Per ulteriori informazioni su conSLAncio, visita: www.conslancio.it

Contatto:

L’ufficio stampa di conSLAncio, scrivere: info@conslancio.it

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